Una patologia complessa e sfaccettata di cui non sono ancora note le cause: la fibromialgia continua a colpire, soprattutto le donne nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 60 anni, riducendo drasticamente la loro qualità di vita. La diagnosi non è affatto semplice e richiede un consulto medico specialistico. Una volta accertata la presenza della patologia, si possono mettere in atto varie azioni terapeutiche, basate principalmente sulle terapie fisiche e riabilitative, su alcune opportunità farmacologiche e su azioni riguardanti lo stile di vita. Anche la dieta ha un ruolo per arginare gli effetti della fibromialgia e, in quest’ambito, potrebbero rivelarsi utili alcuni tipi di integratori alimentari. La patologia si caratterizza principalmente per un dolore diffuso a carico di vari gruppi muscolari, indolenzimenti e rigidità. Classicamente, si nota anche una tendenza all’affaticamento, vulnerabilità allo stress, ansia, depressione, riduzione del sonno. Possono comparire anche alterazioni cognitive come difficoltà di concentrazione e una sensazione generale di torbidezza mentale. Il tutto, a volte, è accompagnato da sindrome del colon irritabile e cefalee (1,2). I sintomi possono raggiungere livelli disabilitanti, variabili nel tempo e con una tendenza alla progressione. Nel porre la diagnosi il medico si concentra anche nell’escludere altre malattie, caratterizzate da sintomi simili. Secondo le linee guida dei reumatologi europei (EULAR) la fibromialgia può essere trattata, in base al giudizio clinico, con farmaci antidepressivi e antiepilettici, con miorilassanti e con oppiodi minori anche in associazione al paracetamolo. Si valuta anche l’opportunità di ricorrere alle sostanze cannabinoidi. Importante l’attività fisica, convenientemente dosata, così come le terapie fisiche e i trattamenti manuali gestiti da un fisiatra o da un fisioterapista, tra cui i massaggi decontratturanti e le tecniche di rieducazione posturale. Obiettivi del trattamento sono anche il recupero del sonno e la gestione dello stress: è noto infatti che gli stimoli stressogeni possono aggravare i sintomi della malattia (1, 3). In questo contesto anche una dieta ricca di antiossidanti potrebbe apportare benefici. Diversi studi, infatti, testimoniano come un eccesso di radicali liberi possa aumentare la sensazione dolorosa associata alla fibromialgia (4). Fermo restando l’importanza di una dieta ricca di antiossidanti, l’integrazione con nutraceutici può dare un contributo apportando quote altamente biodisponibili di tali sostanze. Anche l’integrazione con un aminoacido essenziale, l’L-triptofano, può essere un valido aiuto. L’L-triptofano, infatti, è il precursore della serotonina, il neurotrasmettitore che controlla depressione e insonnia, spesso presenti in caso di fibromialgia. Tra i “minerali” più utilizzati nelle formule degli integratori alimentari formulati per coadiuvare la dieta nella gestione della fibromialgia rientra il magnesio. L’elemento si caratterizza per una vasta gamma di azioni biologiche, tra cui quelle necessarie per mantenere in buono stato la funzionalità dei muscoli colpiti dalla fibromialgia e ridurre l’impatto dell’affaticamento. Fibromialgia, di che cosa si tratta?
Non solo farmaci
Antiossidanti e un aminoacido essenziale
Minerale essenziale
ConsigliatI da noi: - - Bibliografia 1. JJ Biundo. Fibromialgia, Manuale MSD (versione per i professionisti), 2020
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2. Goldenberg DL et al. Clinical manifestations and diagnosis of fibromyalgia in adults. Literature review. UpToDate, aggiornamento al 14 settembre 2016
3. Bua G. Fibromialgia: i sintomi e come si cura. Gruppo San Donato 2021. www.grupposandonato.it
4. Azzoni E et al. Diagnosi e trattamento della fibromiagia, Linee di indirizzo. Regione Emilia-Romagna, Servizio assistenza territoriale (2017). https://salute.regione.emilia-romagna.it